Elena Negro è molto impegnata nella nostra Area Donna e rivolge particolare impegno ai percorsi di benessere studiati per aiutare le donne ad affrontare varie fasi della loro vita: gravidanza, post parto, menopausa.
L’abbiamo intervistata sulla diastasi dei retti addominali per comprendere meglio di cosa si tratta e come si può intervenire.
Ciao Elena, puoi dirci cos’è la diastasi e perché si verifica?
La diastasi dei retti addominali è una lesione del tessuto connettivo della parete addominale inferiore e si manifesta come una separazione anormale dei due retti lungo la cosiddetta linea alba.
Può presentarsi sia nell’uomo sia nella donna ed è associata a fattori quali:
- età
- sollevamento di pesi (legate principalmente ad attività occupazionali o a sport)
- chirurgia addominale
- cure ormonali
- fattori congeniti
- obesità.
È fisiologica durante la gravidanza e può essere accentuata nel post-parto in caso di gravidanze multiple, feto particolarmente grande, overuse della muscolatura addominale durante la gravidanza.
Secondo alcuni studi scientifici, il 100% delle donne mostra una separazione dei retti alle 35 settimane di gestazione e, nel 40% dei casi, persiste a 6 mesi dal parto.
Quali sono alcuni possibili effetti della diastasi?
Tra i possibili effetti, alcuni si manifestano più di frequente:
- deficit di forza della muscolatura intraaddominale
- dolore addominale
- dolore pelvico
- dolore lombare
- incontinenza urinaria
- aumento del rischio fi sviluppare ernie ombelicali ed epigastriche.
Come si riconosce?
La donna che sospetta una diastasi può fare un’autovalutazione nel seguente modo: mettersi in posizione supina con le gambe flesse, posizionare una mano dietro al capo e una sulla parte mediana della pancia; se sollevando da terra testa e spalle si percepisce una “fossa” sopra o sotto l’ombelico, allora si è in presenza di una diastasi dei retti addominali.
Per una corretta diagnosi, però, ci si deve rivolgere ad uno specialista che può avvalersi di esami strumentali, come l’esame ecografico.
Quali sono le possibilità di intervento?
Il trattamento varia a seconda della gravità e della capacità di reclutamento muscolare del pavimento pelvico e degli addominali profondi. Sia nella riabilitazione post-chirurgica sia in quella conservativa, il punto di partenza è avere un buon allineamento posturale, attraverso l’esecuzione di esercizi mirati che favoriscono la “chiusura” della fascia addominale.
Tra gli strumenti a disposizione, è particolarmente consigliata la ginnastica ipopressiva associata al lavoro elettivo di attivazione del pavimento pelvico e del trasverso dell’addome. I benefici riscontrati sono:
- Diminuzione della pressione addominale
- Chiusura della fascia addominale elevata
- Correzione della postura
- Miglioramento della muscolature della colonna vertebrale
Man mano che viene rinforzata e percepita correttamente la fascia addominale e quella pelvica, si inseriscono nuovi esercizi con intensità crescente.