Il drenaggio linfatico manuale è stato ideato nei primi anni trenta da un fisioterapista danese, Emile Vodder, per prevenire la formazione degli edemi e dei gonfiori di qualunque parte del corpo.
Gli edemi e il linfodrenaggio
Emile Vodder, ideatore del massaggio, è stato il primo a classificare gli edemi in tre categorie, tutte trattabili con le giuste precauzioni:
- Gli edemi patologici, ossia conseguenti a qualche malattia come l’insufficienza cardiaca o renale cronica.
Non devono essere trattati nella fase acuta e occorre la prescrizione dello specialista - Edemi idiopatici, vale a dire quelli di cui non si conosce la causa e che possono essere provocati da stress, stanchezza o dal caldo.
In questo caso specifico non ci sono particolari indicazioni o ostacoli nell’eseguire il trattamento - Gli edemi non patologici sono i più comuni e riguardano il mondo femminile. Infatti, sono legati al ciclo mestruale, all’assunzione della pillola (estrogeni) e alla gravidanza. E sono spesso associati alla cellulite
Quali sono i benefici del drenaggio linfatico manuale?
La tecnica manuale di Vodder ha come obiettivo la stimolazione dello scorrimento meccanico della linfa nella direzione del flusso dei vasi ematici allontanando i liquidi in eccesso, con il principale scopo di ridurre gli edemi periferici, migliorare la circolazione sanguigna/linfatica e migliorare l’ossigenzaione dei tessuti. Stimola quindi la circolazione linfatica e contrasta l’accumulo di liquidi. Trattandosi di una tecnica lenta, delicata e superficiale – rispetto ad altri massaggi più profondi – non sottopone i capillari ad un’eccessiva dilatazione.
Come funziona il linfodrenaggio?
Le donne in gravidanza presentano con una certa frequenza edemi diffusi in tutto il corpo e per trattarli tutti in maniera corretta occorrerebbero circa 5 ore. Si capisce subito che si tratta di un tempo molto lungo sia per la donna che per il fisioterapista o per il massofisioterapista.
Per questo motivo è preferibile lavorare singolarmente a zone per circa un’ora, magari separando gli arti inferiori da quelli superiori. Proprio per questo motivo il linfodrenaggio è noto anche come massaggio settoriale.
Trascorso un mese, con almeno due sedute a settimana, il fisioterapista avrà comunque lavorato efficacemente su tutto il corpo.
L’importanza delle manovre di scarico
Prima di ogni trattamento è importante eseguire le “manovre di scarico del corpo”. Si tratta di una serie di pompaggi necessari per liberare il Terminus, ossia quel punto situato a livello della fossetta sovraclaveare dov’è collocata un’importante stazione linfonodale, il punto d’arrivo di tutta la circolazione linfatica. Eseguendo lo scarico e liberando il Terminus si previene un eventuale sovraccarico e il conseguente rischio di gonfiore ai lati del collo, difficoltà a deglutire e sensazione di soffocamento. Queste manovre di scarico durano circa 20 minuti.
Linfodrenaggio e gravidanza
Dal primo al terzo mese di gravidanza occorre evitare i massaggi perché si tratta di un periodo particolarmente delicato. Dal terzo mese in poi invece il linfodrenaggio è indubbiamente un trattamento indicato.
Quando va assolutamente vietato?
L’utilizzo del linfodrenaggio è assolutamente controindicato e da evitarsi in presenza di tubercolosi, infezioni acute e tumori maligni.