14/05/2019

La distorsione di caviglia: tipologie, cause, prevenzione e riabilitazione

La distorsione è la perdita momentanea ed incompleta dei rapporti articolari tra due capi ossei, nel caso della caviglia questa perdita dei rapporti articolari coinvolge le ossa distali della gamba (tibia e perone) e il primo osso del piede (astragalo). Questa distorsione viene definita correttamente tibio-tarsica.

Se ne parla come uno dei traumi più frequenti, è vero? Se sì, come mai?

Le statistiche parlano chiaro, solo in Italia vengono contati circa 5.000 traumi distorsivi al giorno. Sicuramente questa tipologia di distorsione è la più frequente in ambito sportivo, ma anche nella vita quotidiana. La frequenza elevata dipende proprio dalla stessa anatomia dell'articolazione su cui carica l'intero peso corporeo e soprattutto, i movimenti che questa permette.

Quali sono gli sport in cui si registrano più traumi distorsivi?

La pallavolo (56%), seguita subito dal basket (55%) e poi dal calcio (51%). Tuttavia, anche la corsa di resistenza espone ad un alto rischio di distorsione (40%).
Ma appunto, si tratta di un trauma molto comune anche nella quotidianità di persone dedite a una vita sedentaria.

Tutte le distorsioni sono uguali?

No, le distorsioni di caviglia possono essere suddivise in:

  • distorsione laterale di caviglia (la più frequente, con circa l'80% di incidenza)
  • distorsione mediale (1-3%)
  • lesioni associate come fratture e lesioni tendinee.

Può venire inoltre coinvolta la sindesmosi tibio-peroneale o l’articolazione sotto-astragalica.

Esistono dei fattori che possono predisporre a una distorsione?

Certamente sì, prima di tutto delle caratteristiche morfologiche. Lassità capsulo-legamentosa costituzionale, sovrappeso, asimmetrie, anomalie assiali o torsionali dell'arto inferiore e squilibri posturali possono aumentare la predisposizione a traumi distorsivi.
Inoltre, possono esserci anche delle caratteristiche funzionali come alterazioni dell'appoggio (anomalie del retropiede), squilibri muscolari (ipotonia peronieri), alterazioni e disturbi propriocettivi. Non sono da trascurare poi abitudini sbagliate come l'utilizzo di calzature non idonee e fattori esterni come terreni irregolari, fangosi, ghiacciati o sintetici.

Come si svolge la riabilitazione?

Innanzitutto si deve proteggere e far riposare la struttura capsulo-legamentosa lesionata.
A seconda della gravità viene proposto un diverso grado di immobilizzazione di differente durata. Spesso può essere sufficiente il confezionamento di un bendaggio funzionale per 5-7 giorni.

Successivamente si deve ripristinare la normale funzionalità nello schema del passo e nelle attività della vita quotidiana.

Si utilizzano sia la terapia manuale per mobilizzare e drenare il gonfiore residuo sia le terapie fisiche (laser ad alta potenza) nel caso di persistente dolore. Il ritorno al ROM passivo ed attivo completo è necessario per l’impostazione di un adeguato Neuro Muscular Training volto al recupero dei movimenti e gesti sportivi più impegnativi e alla prevenzione delle recidive.

Esistono dei trattamenti preventivi?

È confermato che il ricorso a programmi (solitamente ciclici) di NMT appropriati possa prevenire o ridurre la frequenza di episodi lesivi traumatici anche se, come abbiamo già detto, alcune persone presentano caratteristiche predisponenti.