La Sindrome Femoro-Rotulea è una patologia che viene diagnosticata frequentemente ai giovani atleti in caso di dolore al ginocchio anche in assenza di traumi rilevanti. Andiamo a capire meglio cosa si intende con tale diagnosi e quali possono essere le soluzioni con il nostro Fisioterapista Federico Sonnati.
Cosa si intende esattamente con “Sindrome Femoro-Rotulea”?
Questa definizione indica una condizione patologica che colpisce il ginocchio con forti dolori in zona anteriore, interna o posteriore all’articolazione durante le attività sportive e/o di vita quotidiana. Quando si ha questa diagnosi significa che la causa del dolore è un conflitto della rotula con il femore sopra a cui dovrebbe, normalmente, scorrere senza attriti rilevanti. Tuttavia esistono una serie di cause per cui questo scorrimento può alterarsi e generare dolore invalidante. Per questo motivo tale situazione è definita ‘sindrome’, in inglese Patello-femoral Pain Syndrome (PFPS): è un complesso di sintomi che possono essere provocati dalle cause più diverse.
Quali sono le cause?
Esistono molteplici fattori a carico dell’arto inferiore che possono alterare la meccanica del ginocchio: squilibri muscolari quali accorciamenti o debolezze, rigidità del piede o dell’anca, alterazioni posturali, alterata coordinazione dei movimenti e molte altre possibili componenti riguardanti tutto l’arto che devono essere indagate. La condizione fondamentale per la guarigione risiede dunque nella precisa individuazione delle predisposizioni anatomiche e di movimento che causano l’alterata funzione della rotula. Tale valutazione deve essere effettuata dall’équipe riabilitativa, cioè dal fisiatra e dal fisioterapista, in maniera congiunta.
Qual è il percorso terapico corretto?
Il fisioterapista, dopo aver individuato i fattori individuali (predisposizione anatomica, schemi di movimento) ed ambientali (allenamenti eccessivi, posizioni prolungate, gesti ripetitivi) che hanno portato allo squilibrio del movimento rotuleo, ha il compito di perseguire gli obiettivi di risoluzione del dolore, riequilibrare le componenti del movimento e prevenire ricadute.
Per questo egli andrà a trattare manualmente eventuali restrizioni di movimento articolari di piede/ginocchio/anca (nel caso della PFPS è comune riscontrare una limitazione nella rotazione dell’anca o della rotazione della tibia rispetto al femore) e restrizioni mio-fasciali, quali accorciamenti di adduttori e flessori di coscia.
La parte fondamentale del piano terapeutico è il riequilibrio della muscolatura: non bisogna considerare la PFPS come un’alterazione del movimento della rotula rispetto al femore, ma anche del femore rispetto alla rotula. Bisogna dunque riequilibrare la forza non solo dei muscoli che agiscono sulla rotula, rinforzando dunque il quadricipite in tutte le sue parti, ma anche dei muscoli della coscia: in particolare, bisogna ripristinare il giusto rapporto quadricipite-flessori e ricondizionare la muscolatura dell’anca, con particolare attenzione a glutei e rotatori.
Dopo aver risolto la sintomatologia dolorosa è importante proseguire temporaneamente il programma di rinforzo per evitare il riproporsi del problema ed è possibile ricominciare gradualmente le proprie attività.
Esistono tuttavia situazioni in cui la conformazione anatomica del paziente rende insufficiente un approccio conservativo, come nei casi più gravi di forti instabilità/lesioni legamentose della rotula o conformazioni particolare del femore e della tibia. In questi casi può essere valutato un approccio chirurgico da parte dell’ortopedico che può intervenire con un ritensionamento della capsula o ricostruzione legamentosa , per quanto possibile, sulla conformazione ossea.