Elena Negro, fisioterapista Azimut, dopo la sua presenza all'ultimo Congresso Nazionale SIGASCOT racconta l'intervento di David Andrew Rice sull'nibizione Muscolare Artrogenica.
Ciao Elena, parlaci del Congresso
All’interno del 7° Congresso Nazionale SIGASCOT tenutosi a Bologna ad ottobre, ho avuto il piacere di partecipare alla sessione riabilitativa organizzata in associazione con la S.I.F. dove uno dei temi trattati è stato questo dell’inibizione muscolare artrogenica (Arthrogenic Muscle Inhibition - AMI).
A esporre in sala un’interessantissima presentazione sul tema, uno dei massimi studiosi dell’argomento, il ricercatore neozelandese David Andrew Rice, che ha pubblicato negli anni recenti diversi studi che cercano di investigare e chiarire il problema.
Ma cosa si intende con inibizione muscolare artrogenica?
Si intende quella marcata debolezza ed atrofia del quadricipite osservabile dopo un trauma, un intervento chirurgico od in presenza di osteoartrosi. Questa è parzialmente dovuta ad un deficit di attivazione neurale del muscolo.
Quali sono gli effetti sulla muscolatura?
L’effetto dell’AMI sull’espressione di forza del quadricipite è devastante, con riduzione del picco massimo di forza dell’80/90% in tre giorni dall’intervento chirurgico. Malgrado diminuisca poi gradualmente nel tempo, livelli residui di AMI possono essere ritrovati anche 4 anni più tardi.
Inoltre, una forma di AMI, sembra essere sempre presente nelle malattie osteoartritiche, provocando una grande parte del deficit muscolare del quadricipite osservabile in questi individui.
Oltre ad essere una diretta causa della debolezza muscolare, l’AMI può impedire un effettivo rinforzo muscolare che porta di conseguenza ad una atrofia e debolezza muscolare nel lungo termine difficile da ribaltare. Sappiamo che una debolezza del quadricipite è clinicamente importante, ed è associabile ad un’alterata stabilità dinamica del ginocchio e ad una diminuzione della funzione fisica. Inoltre è chiaro che una debolezza del quadricipite è associabile ad un incremento del carico sul ginocchio con una conseguente perdita di tessuto cartilagineo ed una riduzione dello spazio articolare.
Quali conclusioni sono state tratte?
Malgrado la sua importanza clinica, i meccanismi sottostanti l’AMI sono solo parzialmente compresi.
Presentandoci i risultati delle loro ricerche, peraltro ancora contrastanti, il gruppo neozelandese dell’ Health and Rehabilitation Research Institute dell’Università di Auckland ha ribadito in quella sede che l’inibizione artrogenica del quadricipite, rimane una importante barriera alla riabilitazione effettiva di diversi pazienti con differenti patologie del ginocchio. Solo una miglior comprensione dei meccanismi che la sostengono permetterà di sviluppare strategie terapeutiche migliori.