Milco Zanazzo, il nostro fisioterapista, si occupa spesso della riabilitazione post operatoria e conservativa legata alle lussazioni della spalla. Siamo andati ad intervistarlo, partendo dall'instabilità della spalla per capire meglio le cause, gli effetti, le possibili terapie e le tempistiche della riabilitazione.
Quando la spalla è definita instabile?
L’instabilità di spalla è una condizione patologica che si manifesta con un eccessivo spostamento della testa omerale nella cavità glenoidea che si associa a dolore. Non va confusa con la lassità che invece è una condizione morfologica soggettiva, spesso ereditaria, di distensione dei tessuti capsulo-legamentosi non associati a dolore. Esistono instabilità congenite, spesso multidirezionali, acquisite da sovraccarico funzionale o post traumatiche. La condizione più estrema porta alla perdita di contatto dei capi articolari, ovvero alla lussazione scapolo-omerale.
Tutte le persone dopo una lussazione devono subire un'operazione? Qual è la fascia di età più colpita?
L’incidenza maggiore si ha nella seconda e terza decade di vita, dove si è più attivi. Ma possono verificarsi lussazioni anche in età neo-natale, adulta o nella vecchiaia.
La scelta di ricorrere ad un trattamento chirurgico è destinata normalmente ai più giovani, soprattutto se praticano con costanza attività fisica. Esistono diverse tipologie di intervento a seconda del tipo di lesione, anche per i casi di instabilità senza lussazione.
Nel caso delle persone anziane invece la lussazione può portare ad un altro tipo di problema: la rottura della cuffia dei rotatori. Questo importante complesso muscolo-tendineo è fondamentale nella mobilità attiva della spalla e del posizionamento della mano nello spazio. A seguito della lussazione, solitamente traumatica da caduta, può venire strappato e residuare in invalidità grave tanto da costringere alla sua ricostruzione chirurgica o, quando non è possibile alla sostituzione protesica.
Come si effettua la diagnosi?
L’anamnesi spesso è sufficiente. La valutazione clinica con vari test e manovre aggiunge dei dati che devono essere confermati con esami strumentali come la risonanza magnetica che offre un quadro completo di tessuto osseo e tessuti molli. Se si sospetta una patologia del cercine la rmn viene effettuata con l’iniezione di liquido di contrasto.
Quanto è importante la riabilitazione in queste patologie?
Moltissimo. Sia nel caso di trattamento post operatorio che conservativo. È fondamentale proteggere l’articolazione dal possibile episodio recidivo con il corretto equilibrio di tutte le coppie muscolari coinvolte nel movimento della spalla e del braccio ma soprattutto con la loro coordinazione o attivazione neuro-muscolare. Il programma riabilitativo deve quindi essere piuttosto lento e controllato. Senza cercare di ottenere una mobilità precoce, ma anzi ponendosi l'obiettivo di un corretto controllo articolare come nella gestione di molte altre patologie.
Quali terapie vengono utilizzate?
Tendenzialmente si ricorre poco alle terapie fisiche, a meno di grande dolore.
Sia nel caso di trattamento conservativo che post-chirurgico si utilizzano prevalentemente terapia manuale di mobilizzazione passiva controllata, massaggio e contro-resistenza manuale ma soprattutto esercizi terapeutici attivi, fin dalle prime fasi del programma riabilitativo. Questi possono venire eseguiti in palestra ma anche in acqua, dove la spinta di galleggiamento facilita i movimenti. In ogni caso, il tipo di trattamento viene deciso caso per caso con il fisiatra e “cucito addosso al paziente come un abito su misura”.
Sono quindi programmi riabilitativi molto lunghi ed articolati?
In verità il ritorno alla vita di tutti di giorni non è così complicato. Prevede un’immobilizzazione con tutore piuttosto lunga di tre-quattro settimane, ma il recupero successivo è solitamente facile e progressivo.
La parte più corposa e complicata del programma è quella che prevede la protezione della spalla ed il ritorno alla piena attività lavorativa e sportiva che, a seconda dello sport o del lavoro praticato, può venir rimandata anche fino al trascorrere dei sei mesi.