13/04/2018

Le Olimpiadi e il triplete: Federico Bristot racconta la sua avventura con le azzurre

Di ritorno dalla Coppa del Mondo e dalle Olimpiadi siamo riusciti a intervistare il nostro Fisioterapista e Osteopata Federico Bristot che segue le azzurre da ormai tre anni, per la precisione dal Marzo 2015. Racconta di aver portato a casa dalla Corea il ricordo di un popolo della gentilezza fuori dal comune.

- Da quanto tempo lavori in Azimut e cosa porterai indietro di quest'avventura da spendere nel centro?

Dal 2004 a Milano, poi sono tornato a Biella dopo 3 anni. Della sede di Milano ho carissimi ricordi di tutto lo staff. Sono tutti cari amici.
Vorrei portare in Azimut una metodologia innovativa sul trattamento degli sportivi. Ho un progetto sportivo che sto completando e che si basa sull'esperienza con la nazionale di Bob, ma soprattutto con la Nazionale di Sci. Sono stati 3 anni intensi e vorrei riportare questa metodologia di trattamento vincente a Biella.

 

- Coppa del Mondo e Olimpiadi. Per le atlete esiste una differenza in termini di tempi, impegno e preparazione atletica?

Di base, sul generale la Coppa del Mondo è una giostra che non smette mai di girare, ci sono trasferte continue e in base alle condizioni meteo il programma può essere stravolto e riorganizzato. Quindi, anche dal punto di vista professionale c'è una cura del dettaglio e una particolare attenzione dal punto di vista energetico perché bisogna arrivare alle scadenze in condizioni ottimali. I trattamenti sono quotidiani e rientrano nella loro routine di lavoro, si inizia al mattino, poi c'è la preparazione atletica e poi i trattamenti osteopatici. E qui si inseriscono le mie attività che nello specifico è il trattamento pre-gara che è stipulato grazie a questa continuità.
Bisogna considerare che le gare di Coppa del Mondo sono 40 forse anche di più. 
Ho seguito praticamente tutte le discipline, dall'area della velocità - Discesa Libera, Super G e Combinata - e tutte le discipline tecniche, ossia il Gigante e lo Slalom Speciale. Questo perché è la squadra delle polivalenti, sono ragazze che praticano tutte le discipline. Questa è una selezione della nazionale e per questo hanno creato uno staff dedicato per seguirle sempre che si compone da me in qualità di Fisioterapista e Osteopata, due preparatori atletici, un direttore tecnico e  tre allenatori. Questo staff segue la squadra composta dalle nostre azzurre: Sofia Goggia, Federica Brignone, Nadia Fanchini, Elena Curtoni, Marta Bassino e Francesca Marsaglia.
Tornando alla differenza tra Coppa del Mondo e Olimpiadi, beh l'Olimpiade è una bolla di energia e adrenalina con queste gare molto secche. Se nella Coppa del Mondo ci sono le trasferte, ma anche una routine e delle cadenze, nelle Olimpiadi c'è solo l'obiettivo principale. Ancora di più c'è la cura del dettaglio. Non c'è una grossa differenza a livello di esercizi e di trattamenti, anche perché chiarito il focus tutto viene di conseguenza. È ovvio che c'è da gestire molta tensione e adrenalina. Cambia il modo di viverla e le emozioni in gioco.

- Quali sono stati i momenti più coinvolgenti di quest'esperienza?

Il triplete di Bad è stata un'emozione unica. È stata una giornata incredibile perché è come se ci fosse stato qualcosa nell'aria. Sentivi che c'era quest'organizzazione perfetta, perché poi penso che alla base di tutto ci sia una squadra composta da persone di grande professionalità e dotate spirito agonistico quanto le atlete. Sembra banale dirlo è stato come quando suona un'orchestra. Un'orchestrazione meravigliosa e perfetta da parte dei tecnici sulle linee da seguire, da parte degli allenatori in pista e tutto il lavoro fatto in precedenza sulla salute, di mia competenza, si è rivelato efficace. Qui si lavora sempre molto insieme, assisto anche agli allenamenti e loro vengono a chiedermi i trattamenti. 
Poi è scoppiato questo risultato straordinario che ci ha fatto commuovere. Questo è successo per Sofia, per Federica. Ma anche per Nadia se consideriamo che usciva da un infortunio e che quest'estate è stata seguita da me in Azimut nel suo percorso di riabilitazione. È stata grandiosa. 
C'è da dire che poi, anche se si tratta di uno sport individuale, quando arriva il risultato di squadra è una gioia perché comunque si vive in una squadra, ci sono degli equilibri e la mia funzione è quella di far raggiungere a tutte le migliori condizioni di salute.
Quindi quando arrivano questi risultati la soddisfazione è enorme. Le medaglie non ti nascondo che siano state una grande emozione, sono la concretizzazione del buon lavoro fatto. Siamo andati lì per vincere e abbiamo vinto.


- Com'è il rapporto con questa squadra di donne da record?

Sono rapporti stretti che appunto si sviluppano in ambienti piccoli, ma se hai la capacità di leggerli con sensibilità, ascoltare, interagire e rispettare i ruoli entri a far parte di un gruppo unito.
Il rapporto umano è molto diretto e realista come lo sono lo sport e la montagna del resto. 
C'è tutto un gruppo che lavora da anni, abbiamo atlete fortissime e ci sono i giovani che stanno crescendo. Dunque bisogna fare molta prevenzione e attenzione perché si tratta di uno sport in cui l'incidenza degli infortuni è altissima e quindi c'è molto da fare. 
Però è bello perché si è insieme, pur trattandosi di uno sport individuale, e puoi lavorare molto sulla motivazione. Vedo le azzurre dalla colazione alla buonanotte, chiaramente ognuno con ruoli molto chiari.