L’artrite reumatoide è una malattia reumatica sistemica che colpisce, solo in Italia, oltre 400 mila persone (fonte: quotidianosanità.it). Si stima che, entro i primi due anni dalla diagnosi, il 10% dei pazienti sviluppi un’invalidità grave e, dopo dieci anni, più del 50% abbia serie difficoltà a svolgere le normali attività quotidiane.
Sicuramente una diagnosi precoce e una terapia appropriata permettono ai pazienti di rallentare il decorso della malattia.
La riabilitazione, abbinata al trattamento farmacologico che si avvale di diverse tipologie di farmaci, è fondamentale per:
L’immersione in acqua riscaldata, ad una temperatura di 33-34°C, permette di ottenere numerosi benefici: la semplice immersione è già terapeutica perché, grazie alla pressione idrostatica, ha un effetto drenante che aiuta a ridurre edemi o gonfiore.
L’effetto pressorio e la temperatura dell’acqua poi, stimolano le terminazioni nervose periferiche agendo sulla percezione del dolore.
Si ottiene anche una vasodilatazione che migliora il flusso di ossigeno verso i muscoli e favorisce la rimozione delle scorie.
Da non dimenticare infine, che il corpo immerso riduce considerevolmente il suo peso, riducendo il carico di lavoro.
L’intensità dell’esercizio può variare sfruttando spinta di galleggiamento, altezza dell’acqua e velocità dei movimenti. Modulando l’esercizio ad hoc per il paziente, si ha la possibilità di lavorare in un ambiente atraumatico, senza produrre sollecitazioni dannose sulle articolazioni.
La frequenza delle sedute di idrokinesiterapia viene definita in base alle condizioni del paziente e alla fase della malattia: normalmente richiede un impegno almeno bi-settimanale.
Solitamente la terapia, sia a secco sia ad acqua, non si prolunga per lunghi periodi, ma si consigliano cicli brevi e ripetuti durante il corso dell’anno. Durante i periodi di fermo poi, i pazienti possono svolgere degli esercizi di mantenimento da eseguire comodamente a casa.