Molto utilizzata in abito fisioterapico, la tecarterapia favorisce un recupero veloce in caso di traumi e patologie infiammatorie. Prevede l’utilizzo di uno specifico macchinario ed è ed eseguita dal fisioterapista.
La t.e.c.a.r. (acronimo di Trasferimento Energetico Capacitivo e Resistivo) è una terapia fisica che attiva i processi antinfiammatori e riparativi che il nostro corpo è in grado di predisporre in maniera naturale.
Anche conosciuta come diatermia, prevede l'attivazione energetica dall’interno attraverso la movimentazione degli elettroliti, cariche elettriche presenti sotto forma di ioni all’interno dei tessuti. Il loro movimento provoca una stimolazione a livello cellulare in grado di riattivare la micro-circolazione sanguigna, con l’obiettivo di sollecitare i meccanismi fisiologici di recupero.
È un trattamento elettromedicale che utilizza un elettrodo capacitivo o uno resistivo e agisce in un raggio di frequenze variabili che producono energia all’interno dei tessuti.
In Azimut la t.e.c.a.r. può essere inserita nel programma riabilitativo, elaborato a seguito della visita fisiatrica, e complementare ad altre terapie manuali ed esercizi specifici.
La tecarterapia induce tre effetti principali - termico, chimico e meccanico - che vanno ad agire a livello tissutale per favorire la guarigione.
A seconda della modalità utilizzata - capacitiva o resistiva - si possono trattare i tessuti a diverse profondità con effetti benefici su varie strutture corporee:
Alcune delle patologie che possono includere questa terapia fisica sono:
Il terapista utilizza una piastra e un elettrodo (capacitivo o resistivo) che fa scorrere sull’area interessata grazie ad un’apposita crema. Eventualmente, a questo lavoro si possono anche abbinare manovre di base di massoterapia per ottenere risultati migliori.
In genere la durata media è di 20 minuti, anche se varia a seconda dell’area del corpo da trattare.
Sottoporsi alla tecarterapia non è doloroso e la sensazione percepita è di calore sulla zona trattata.
Per quanto riguarda le cosiddette bandiere rosse terapeutiche - ossia le condizioni che indicano rischi potenziali per una determinata condizione patologica - non esistono controindicazioni sull’utilizzo di questa terapia fisica. Se ne sconsiglia l’utilizzo alle donne in stato di gravidanza e ai pazienti portatori di pacemaker. In altri casi, sarà il medico specialista a sconsigliarla in presenza di condizioni di salute particolari.