La rottura del tendine quadricipitale - con lesioni parziali o complete - è un infortunio invalidante che può interessare chiunque, dallo sportivo professionista alla persona anziana. Anche se solitamente a seguito di una rottura completa si richiede un intervento chirurgico per riguadagnare la piena funzionalità del ginocchio, la scelta del tipo di trattamento è chiaramente soggettiva.
Con la nostra fisioterapista Elena Negro parliamo delle cause, della corretta terapia riabilitativa e dei tempi di recupero.
I quattro ventri muscolari che formano il muscolo anteriore della coscia - chiamato per l'appunto quadricipite - si incontrano appena sopra la rotula formando nel loro insieme un unico tendine, il tendine quadricipitale. La rotula, a sua volta, è collegata alla tibia tramite il tendine rotuleo. Lavorando insieme, il muscolo quadricipite, il tendine del quadricipite ed il tendine rotuleo, estendono il ginocchio “raddrizzando” la gamba.
Cadute, contusioni o lacerazioni sono le cause più comuni della rottura del tendine quadricipitale. Inoltre, la probabilità di manifestarla è superiore quando i tendini sono già indeboliti a causa di malattie croniche quali insufficienza renale, iperparatiroidismo, gotta, leucemia, artrite reumatoide, diabete o altre malattie metaboliche.
Anche l’uso di steroidi e antibiotici (chinolonici) può portare a lesioni tendinee.
La riparazione chirurgica è un intervento che consiste nel riattaccare il tendine strappato alla parte superiore della rotula.
La maggior parte delle persone con lesioni complete del tendine quadricipitale richiedono un intervento chirurgico d'urgenza per riparare il tendine rotto e riguadagnare la piena funzionalità del ginocchio. Spesso però, l’intervento è consigliato anche per le persone affette da lesioni parziali associate a degenerazione del tendine.
L’infezione, la mancata guarigione o deiscenza della ferita chirurgica e le complicazioni anestesiologiche sono le più comuni nel breve termine. Si aggiunge anche la trombosi venosa che viene normalmente contrastata tramite la somministrazione di farmaci che fluidificano il sangue nel periodo post-operatorio.
Nel medio e lungo periodo le complicanze possono essere la residua debolezza e talvolta la perdita di movimento. Inoltre, la posizione della rotula potrebbe essere diversa dopo la chirurgia e risultare in una condropatia secondaria femoro-rotulea.
La riparazione chirurgica solitamente viene protetta con un tutore di ginocchio, bloccato in estensione per circa 3-4 settimane. Solo successivamente viene sbloccato gradualmente.
In aggiunta, viene concesso sin da subito l’utilizzo delle stampelle o di un deambulatore per caricare il peso corporeo solo parzialmente sull’arto operato.
Innanzitutto è necessario definire un Progetto Riabilitativo basato sul tipo di lesione, sul tipo di intervento chirurgico, sull’età, sulla condizione fisica e sulle richieste funzionali del paziente.
Le terapie usate solitamente sono:
Particolarmente utile per la rieducazione al carico ed al cammino è il lavoro in vasca riscaldata (idrokinesiterapia), dove la spinta di galleggiamento fornisce un valido sostegno al peso corporeo.
La guarigione completa richiede circa sei mesi, periodo dopo il quale è possibile tornare a svolgere la propria attività ricreativa e sportiva. In linea generale, la maggior parte delle persone può tornare alle occupazioni precedenti al termine del trattamento riabilitativo.
Solitamente chi necessita dell'intervento chirurgico guarisce meglio se la riparazione viene effettuata subito dopo l’infortunio.
Senza una corretta stimolazione si potrebbero verificare debolezza della coscia, dolore al sito della lesione o cicatrici chirurgiche retraenti o cheloidee.
Nel caso di un professionista è necessario valutare la forza delle gambe tramite test funzionali e di forza - il più comune è quello isocinetico - prima di consentire la ripresa dell’attività agonistica. L’obiettivo è che la forza della gamba operata torni ad essere almeno l’85-90% del lato sano.
L’ortopedico e il fisioterapista testano inoltre la resistenza della gamba, l'equilibrio ed il gonfiore: il ritorno allo sport agonistico viene valutato molto attentamente per evitare di incorrere in recidive della lesione.