08/02/2019

L'importanza della fisioterapia per rallentare la progressione della sclerosi multipla

Il nostro Fisioterapista Magarotto Alessandro racconta la sclerosi multipla e l'importanza della fisioterapia per rallentare la progressione della malattia. 

Cos’è la sclerosi multipla?
La sclerosi multipla è una patologia autoimmune demielinizzante cronica che colpisce il sistema nervoso centrale. Il danno (demielinizzazione) interessa la guaina mielinica dei neuroni, una parte del sistema nervoso fondamentale per il suo corretto funzionamento. Il nome della malattia deriva dal tessuto cicatriziale (sclerosi) che si forma in seguito al danno.
Quali sono i soggetti più colpiti? Sono state individuate le cause?
L’esordio della malattia avviene solitamente in età giovanile, tra i 20 e i 40 anni di età. Il sesso femminile è maggiormente interessato rispetto a quello maschile e non vi è ereditarietà per questa malattia.
Per lo sviluppo della patologia sono necessari predisposizione genetica e determinati fattori ambientali e immunitari. Le cause che portano allo sviluppo della malattia sono ancora da chiarire. Ma sembra che sia un’infezione virale a innescare la risposta autoimmunitaria verso il sistema nervoso in questi soggetti a rischio, portando al danneggiamento della guaina mielinica con conseguente rallentamento o interruzione dell’attività del sistema nervoso e manifestazione dei sintomi della malattia.
Quali sono i sintomi iniziali? 
A seconda delle aree del sistema nervoso interessate e dall’entità della danno in atto, la manifestazione clinica d’esordio può avvenire in differenti forme che possono essere molto differenti da caso a caso. I sintomi, solitamente percepiti dal paziente in alcune aree del corpo, sono la perdita di forza o della sensibilità (sensazione di intorpidimento o formicolio).
La malattia è cronica e progressiva, può manifestarsi in più forme a lenta o rapida progressione. Quella recidivante-remittente è la più comune di esse, ha un andamento “a gradoni” caratterizzato da periodi in cui il paziente sta bene ed è stabile e altri in cui ha un improvviso peggioramento della funzione neurologica (recidiva) con aggravamento dei sintomi della malattia. Questi attacchi clinici seguono all’esordio iniziale, l’andamento della malattia sarà più favorevole nel caso in cui trascorra molto tempo tra una recidiva e la successiva. 
I sintomi che si presentano nelle fasi iniziali della malattia tendono a regredire senza lasciare segni mentre nelle fasi avanzate, a causa di un incompleto recupero in seguito alle recidive, si accumulano progressivamente deficit di forza e sensibilità, problemi di equilibrio e coordinazione, difficoltà a camminare, sensazione perenne di stanchezza, aumento del tono muscolare (spasticità).
Come si deve comportare una persona che riscontra questi sintomi?
In caso di manifestazione di uno o più dei sintomi precedentemente descritti, è opportuno sottoporsi a visita medica specialistica. Il neurologo raccoglierà le informazioni necessarie e successivamente svolgerà l’esame obiettivo neurologico. Nei casi in cui viene ritenuto necessario un approfondimento, possono essere prescritte indagini strumentali (risonanza magnetica, test dei potenziali evocati, esame del liquido cefalorachidiano) per arrivare alla diagnosi, che non sempre è semplice a causa della moltitudine di forme e manifestazioni cliniche di questa malattia. Il trattamento farmacologico ha come obiettivo rallentare la progressione della malattia e ridurre il numero e la frequenza delle ricadute. La possibilità di effettuare una diagnosi precoce, grazie all’attenzione posta ai primi sintomi e alle indagini strumentali svolte, permette di gestire meglio la malattia. Iniziare il prima possibile le cure aiuta a rallentarne la progressione.
Cosa può essere d’aiuto per limitare la progressione?
La fisioterapia, in aggiunta al trattamento farmacologico, è utile per rallentare il peggioramento della malattia. A causa della sensazione di fatica, la riduzione di forza e la difficoltà del cammino il paziente tende a sviluppare uno stile di vita sedentario che può portare al decondizionamento aerobico e al sovrappeso. Si raccomanda il mantenimento di uno stile di vita attivo, con la buona abitudine di fare una passeggiata quotidiana. Lo svolgimento di attività aerobica e esercizi di rinforzo possono migliorare le capacità residue del paziente, migliorando forza muscolare, resistenza alla fatica, condizionamento cardiorespiratorio e umore. Durante lo svolgimento dell’attività fisica è fondamentale rispettare la fatica percepita dal paziente.
In fasi avanzate della malattia i disturbi del cammino sono frequenti e spesso portano a cadute. Al fine di prevenirle va migliorata la stabilità del cammino e se necessario vanno individuati ausili adeguati per aumentarne la sicurezza.
L’obiettivo della presa in carico del paziente deve essere stabilito a seconda delle specifiche necessità, raggiungendo se possibile una maggiore indipendenza e migliorando la qualità della vita.