A seconda della causa del dolore, il caldo e il freddo hanno usi terapeutici differenti.
Partiamo dal presupposto che il calore favorisce la vasodilatazione, ossia genera un maggior afflusso di sangue e favorisce il trasporto di ossigeno. Al contrario, il freddo genera vasocostrizione dunque riduce il microcircolo sanguigno.
È consigliato in tutti quei casi in cui è presente una forte infiammazione e quando è necessario ridurre il versamento, l’ematoma e gli edemi. Ecco qualche esempio pratico:
Affinché se ne traggano dei reali benefici, l’applicazione del ghiaccio deve essere tempestiva. Inoltre, si consiglia di utilizzarlo non oltre le prime 24-48 ore dall’infortunio. A differenza di quanto si possa pensare, un uso esagerato rischia di dare effetti controproducenti, quali il ritardo dei normali processi di guarigione fisiologica dei tessuti.
Se ne sconsiglia l’utilizzo in caso di ferite cutanee aperte, ipersensibilità al freddo, problematiche importanti di tipo vascolare o alcune problematiche muscolari. Ad esempio, in caso di crampi il freddo tende a farli peggiorare a causa dell’aumento della contrazione muscolare in risposta al freddo.
Passato il dolore acuto dell’infiammazione, e quando non sono più presenti né gonfiore né rossore, si può usare il caldo. Aumentando il flusso sanguigno nella zona interessata dal trauma, favorisce l’eliminazione delle scorie accumulate nei tessuti, accelera le reazioni biochimiche dell’organismo e aumenta l’ossigenazione e il trasporto dei nutrienti a livello tessutale.
Questo si traduce in un incremento del metabolismo nella parte trattata e una conseguente riduzione del dolore.
Alcuni esempi pratici per l’applicazione del caldo:
È altamente sconsigliato in caso di infezioni in corso, ferite cutanee aperte o nel caso in cui il soggetto abbia problemi di sensibilità periferica (ad esempio causati da una neuropatia).
Al di là delle indicazioni generali, si consiglia sempre di chiedere consiglio al proprio fisioterapista di fiducia.